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A partire dai 10 anni
La storia e i personaggi
Nel cuore di Firenze, una misteriosa porta conduce in cima a una torre, dove abita Mercurio, un vecchio signore dal naso lungo e dita sottili.
A bussare alla sua porta è Nina, una ragazzina molto curiosa e audace.
Cosa vorrà da lei lo strano personaggio?
Senza indugio, la coraggiosa Nina accetta la pericolosa missione che Mercurio le propone: scoprire e risolvere i misteri celati nel mondo dell’arte! Ma non sarà da sola ad affrontare questa avventura con lei i suoi inseparabili amici i del cuore, Jamal e Lorenzo.
In una notte di tempesta, i tre ragazzini si troveranno a compiere un viaggio nel tempo al termine del quale scopriranno di essere finiti all’epoca dei grandi maestri dell’arte italiana.
Tra intrighi, invidie e colpi di scena, vivranno accanto ai massimi pittori e scultori e dovranno risolvere oscuri enigmi prima di poter tornare a casa.
I grandi maestri dell’arte italiana non avranno più segreti.
La serie I misteri di Mercurio unisce l’avventura, il mistero e il viaggio nel tempo. Nina, Jamal e Lorenzo si ritroveranno catapultati nell’Italia del XIV, XV e XVI secolo e con loro il lettore potrà rivivere un’epoca popolata da grandi artisti.
Una serie di avventure appassionanti, con colpi di scena e grandi misteri, costruiti intorno a incontri ravvicinati con i grandi maestri dell’arte italiana, ritratti in momenti culminanti della loro attività, mentre stanno portando a termine una delle opere che segnerà per sempre la storia dell’arte.
Da Giorgione, a Michelangelo, da Leonardo, a Artemisia Gentileschi e Giotto, ogni libro ha come protagonista un grande artista e le sue opere.
Le opere del pittore veneto Giorgione, attivo alla fine del Quattrocento, colpiscono per la qualità del colore e per la capacità dell'artista di comunicare allo spettatore anche cose che non si vedono, come una particolare atmosfera dei paesaggi o i sentimenti dei personaggi ritratti. Queste doti hanno reso Giorgione un artista dal fascino imperituro
Il dipinto intitolato La Tempesta di Giorgione è fonte di numerose ipotesi interpretative. Infatti la celebre opera è solo apparentemente un paesaggio con figure. Il suo significato nascosto è ancora oggetto di discussione ma rimane inalterato il fascino ambiguo e sottilmente inquietante.
Giorgione, La Tempesta, 1506-1508, tempera e olio su tela, 83×73 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia
La leggenda più nota fiorita intorno a Giotto di Bondone (nato a Colle di Vespignano nel Mugello probabilmente nel 1267) è quella che narra il suo incontro con l'artista Cimabue. Quest'ultimo avrebbe osservato il giovane pastore Giotto mentre disegnava su una roccia una pecorella del suo gregge con tanta abilità da convincerlo a portare il giovane nella sua bottega; così Cimabue sarebbe divenuto il primo maestro di Giotto.
Dopo aver soggiornato a Roma, Giotto viene chiamato a Padova per realizzare tra il 1303 e il 1305 la cappella privata del ricco Enrico degli Scrovegni. Questi era figlio di uno degli usurai più tristemente noti di Padova, come ci racconta anche Dante nell'Inferno, ed è probabile che abbia voluto erigere l'oratorio religioso per espiare i peccati familiari.
Giotto affresca le pareti con Storie della Vergine, Storie di Cristo, figurazione di Vizi e virtù nel basamento e un grandioso Giudizio finale in controfacciata, dove compare anche il ritratto dello Scrovegni.
Qui l'artista raggiunge la sua piena maturità: nella naturalezza e nella ricerca espressiva dei protagonisti, nella ricchezza dei colori, nella capacità di costruzione architettonica e prospettica dello spazio. Straordinaria, per esempio, la realistica drammaticità e la forte intensità del Compianto sul Cristo morto, in particolare per l'abbraccio carico d'amore materno che la Madonna riserva al figlio; altrettanto intensa è la Cattura di Cristo, in cui tutta la composizione si incentra sull'incrociarsi e il differenziarsi degli sguardi tra Gesù e Giuda nel momento del tradimento: fermo e sereno quello di Cristo, vile e incerto quello del traditore.
Emblema delle capacità raggiunte da Giotto sono i cosiddetti coretti, due piccole cappellette vuote, con finestrelle da cui si vede il cielo, dipinte sulla parete: si tratta di un capolavoro assoluto di prospettiva e illusionismo, che anticipa indubbiamente la pittura rinascimentale.
Le prime opere pubbliche sono tutte eseguite su richiesta diretta o indiretta della Repubblica veneziana: sono opere ufficiali dagli importanti ed espliciti contenuti politici. La citata Pala celebra la vittoria navale ottenuta dai Veneziani contro i Turchi a Santa Maura nel 1502. Negli affreschi del Fondaco dei Tedeschi, oggi quasi del tutto perduti, eseguiti intorno al 1507-08, compare una raffigurazione di Venezia in forma di Giustizia per ricordare alle popolazioni tedesche, allora alleate contro la città, la protezione divina di cui la Repubblica godeva. Così pure la Pala di s. Marco, eseguita intorno al 1510 per la chiesa di S. Spirito in Isola, venne realizzata dal pittore su richiesta della Repubblica come voto per scongiurare la peste.
Questo rapido e precoce successo porta Tiziano a comprendere pienamente il proprio valore, al punto che nel 1513, rifiutando un invito a Roma da parte di Pietro Bembo, scrive una lettera al Consiglio dei dieci, massima autorità politica veneziana, proponendosi come pittore ufficiale della Serenissima, con stipendio fisso. È l’inizio dell’inarrestabile ascesa sociale dell’artista che morirà, molti anni dopo, nel 1576 a Venezia, come pittore di corte dell’imperatore Filippo II dopo essere stato elevato da quest’ultimo al titolo di conte palatino.
fonte: Treccani (Enciclopedia per Ragazzi)
del proprio tempo dando un’interpretazione personalissima e libera da regole a pittura, scultura e architettura. Con la straordinaria energia del suo talento, creò modelli insuperabili negli affreschi della Cappella Sistina, nella Pietà, nel Mosè, capolavori di una personalità titanica, in grado di sconvolgere non solo il nostro modo di guardare all’arte, ma anche quello di considerare l’uomo e il mondo. L’uomo, infatti, nel suo rapporto difficile e drammatico con il mondo da un lato e con il divino dall’altro è al centro della poetica di Michelangelo, che fece della rappresentazione della figura umana in movimento il centro di tutti i propri studi e interessi.
La grande statua di David realizzata da Michelangelo divenne presto il simbolo della fiera indipendenza dei fiorentini. Furono gli operai della cattedrale di Firenze ad offrire il compenso al maestro per la realizzazione del monumento.
Michelangelo, David, 1501-04 marmo, h 410 cm. Firenze, Galleria dell’Accademia
Fin dalla più tenera età, Artemisia viene educata all’arte dal padre, il pittore toscano Orazio Gentileschi. È lui che le insegna a disegnare, a impastare i colori e a dare lucentezza ai dipinti: all’epoca infatti le donne non potevano frequentare alcuna scuola o bottega d’arte.
Artemisia vive la sua giovinezza in un ambiente ricco di stimoli artistici come quello della Roma del XVII secolo, resa grande dall’arte barocca. Il padre, inoltre, pare fosse amico del Caravaggio che, stando alle cronache, spesso si recava nella bottega di Orazio per prendere in prestito strumenti di lavoro. Non è escluso dunque che Artemisia conoscesse di persona il grande artista.
Benché giovanissima e in un settore dominato dagli uomini, Artemisia riesce a mettersi in mostra con le sue opere, tra tutte Susanna e i vecchioni, dipinto del 1910. La sua vita cambia però bruscamente a diciassette anni.
Nel 1911 infatti Artemisia subisce uno stupro da parte del pittore Agostino Tassi, amico e collega del padre. La ragazza non denuncia subito l’artista, in quanto il Tassi le promette di mettere a tacere il delitto con un matrimonio riparatore: uno dei modi con cui all’epoca era possibile restituire dignità ad una donna violata.
Agostino Tassi non rispetta l’impegno (pare che fosse già sposato) così Artemisia decide di andare incontro ad un lungo e umiliante processo, pur di vedere riconosciuti i propri diritti. Nel corso del dibattito la difesa tenterà in tutti i modi di screditare la ragazza che sarà costretta a sottoporre la sua testimonianza alla dolorosa e pericolosa prova dello schiacciamento dei pollici. È a questo periodo che risale una delle sue opere più note: Giuditta che decapita Oloferne (1612 – 1613).
Al termine del processo verrà riconosciuta la colpevolezza del Tassi (colpevole anche di aver corrotto i testimoni) che sceglierà l’esilio da Roma per non affrontare la pena dei lavori forzati. Anche Artemisia tuttavia dovrà lasciare la città, a causa della vasta eco che aveva riscosso quel pruriginoso processo presso l’opinione pubblica.
Ciò non impedirà ad Artemisia di abbandonare la propria passione. Nel 1614 l’artista si trasferisce a Firenze, dove viene accolta presso Accademia delle Arti del Disegno, prima donna a ricevere questo “privilegio”. Negli anni fiorentini realizza alcune delle sue opere più celebri, che hanno come tema essenzialmente donne coraggiose, determinate e dedite al sacrificio come le eroine bibliche. A questo periodo risalgono opere come La conversione della Maddalena (1615-1616) e la Giuditta con la sua ancella (1625-1627).
Nel 1621 è ancora a Roma, per poi spostarsi a Venezia e Napoli, città presso cui si trasferirà definitivamente, fatta eccezione per una breve parentesi a Londra nel 1638. In quell’anno infatti decide di raggiungere il padre presso la corte di Carlo I, nella città inglese. Dopo lunghi anni quindi, Artemisia e suo padre sono nuovamente insieme per lavorare spalla a spalla ad un nuovo progetto. Durerà poco: il padre morirà improvvisamente un anno dopo.
Artemisia muore nel 1653, lasciando in eredità i suoi capolavori, ma soprattutto la consapevolezza che non si può rinchiudere il talento in recinti sociali che servono solo a reprimere la capacità di esprimere sé stessi. A lei sono dedicati libri e film, come il romanzo Artemisia di Alexandra Lapierre (2000) o il film Artemisia – Passione Estrema di Agnès Merlet (1997)
Influenzato dall'architettura greco-romana, anzitutto da Vitruvio, è considerato una delle personalità più influenti nella storia dell'architettura occidentale. Fu l'architetto più importante della Repubblica di Venezia, nel cui territorio progettò numerose ville che lo resero famoso, oltre a chiese e palazzi, questi ultimi prevalentemente a Vicenza, dove si formò e visse. Pubblicò il trattato I quattro libri dell'architettura (1570) attraverso il quale i suoi modelli hanno avuto una profonda influenza sull'architettura occidentale; l'imitazione del suo stile diede origine ad un movimento destinato a durare per tre secoli, il palladianesimo, che si richiama ai principi classico-romani. La città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto sono uno dei patrimoni dell'umanità UNESCO.
Palladio morì nel 1580 a 72 anni, se non povero, godendo di una condizione economica assai modesta.
Il pittore inquieto, innamorato del vero e della luce
Pochi artisti hanno suscitato tanto interesse e hanno rivoluzionato così profondamente la storia dell'arte come il pittore lombardo Caravaggio, vissuto nella seconda metà del Cinquecento. La sua vita travagliata, segnata da un delitto, una fuga disperata e un perdono giunto assieme alla morte, ha contribuito a creare il mito di Caravaggio, genio solitario e malvisto dalla Chiesa di Roma.
Oltre la leggenda, la straordinaria novità dell'opera di questo grande protagonista, che aveva protettori illustri, risiede in due fattori di modernità assoluta: la resa della realtà in ogni forma anche brutale e la presenza della luce come apparizione simbolica di verità divina
Le novità assolute introdotte da Caravaggio in pittura sono lo studio del vero, contro ogni regola accademica, e l'impiego violento della luce, come metafora della grazia divina. La luce del pittore lombardo squarcia le tenebre e arriva improvvisa agli uomini. Sono queste innovazioni due facce di una stessa medaglia. Caravaggio, in linea col pensiero filosofico e scientifico dell'epoca, sembra volerci dire che solo attraverso la realtà si può giungere alla divinità. Per questo le sue opere, nonostante il carattere rivoluzionario e di rottura col passato, hanno un contenuto profondamente religioso.
Caravaggio, Amor vincit omnia, 1602-1603, tempera e olio su tela, 1,56m x 1,13m. Galleria Gemäldegalerie, Berlino
Aspirava a creare opere di perfezione assoluta secondo i canoni del tempo, rimasti validi ancora oggi
Con la passione di sempre, vogliamo proporre libri divertenti e originali, storie avventurose o racconti che sappiano parlare anche di temi d’attualità, stimolando quell’apertura mentale che consente di schiudersi a idee ed esperienze nuove. Ci piace pensare che questi libri possano invogliare i ragazzi all’ascolto di voci diverse, e aiutarli a trovare la propria voce.
Nata nel 2007 come casa editrice specializzata in audiolibri di qualità, Emons ha sempre avuto l’orecchio fine e attento alle storie per bambini e ragazzi, proponendo grandi classici della letteratura e nuovi autori, letti dai migliori attori sulla scena italiana. Ora è arrivato il momento di fare un passo in più, e di lanciare un prodotto più completo e innovativo: il libro cartaceo insieme alla versione audio.